Territorio

Dall’eremo di Fonte Avellana all’abbazia di Sitria, il cammino di San Romualdo

21 ottobre 2021

Sesto articolo realizzato in partership con la Fondazione Aristide Merloni e BestofTheApps srl, nell'ambito del progetto Appennines Discovery. Come al solito un ringraziamento speciale va al Dott Francesco Fantini che di volta in volta, ci guida alla scoperta del nostro meraviglioso territorio.

Oggi ci spostiamo in Umbria, per parlare del cammino di San Romualdo


L’itinerario, sentiero n.254, parte dal monastero della Santa Croce di Fonte Avellana, situato alle pendici boscose del monte Catria, a 700 m sul livello del mare. Vicino al monastero c’è una sorgente e l’ambiente che lo circonda è ricco di alberi di nocciolo.

Sulle pendici del Monte Catria, l’eremo venne fondato intorno all’anno 1000 forse per opera del beato Lodolfo, nobile eugubino che si ritirò in questa zona edificando un oratorio. Vi fu ospite San Romualdo che operò a lungo e promosse la sua regola Camaldolese fatta in funzione dell’eremitismo. Su questa regola San Pier Damiani, Dante lo nomina e ce ne parla nel canto XXI del Paradiso nella Divina Commedia, sviluppò a Fonte Avellana un nuovo modello di vita monastica, codificando il dettato di San Romualdo sul monachesimo eremitico. Soppressa nel 1570 alla Congregazione avellanita subentrarono i camaldolesi che rimasero nel monastero fino al 1866. La chiesa odierna fu costruita nel 1171, di stile romanico, con accenti gotici.

Da Fonte Avellana, passando a piedi per il sentiero n.254, salendo il n.232 fino al passo di Nocria e prendendo il n.297 si prosegue per il bivio denominato Maestà Confibio e da lì lungo il tragitto si incontra l’abbazia di Santa Maria di Sitria. Questa sorge nel Parco naturale del Monte Cucco, in una valle posta tra il fosso Artino e le pendici del monte Catria.

L’abbazia di Santa Maria di Sitria fu edificata agli inizi del sec. XI, da San Romualdo su un preesistente eremo abitato dallo stesso Santo. Nel sotterraneo della chiesa c'è una cripta di origini romane e vi si trova la cosiddetta prigione di San Romualdo, una piccola cella in cui il Santo fu rinchiuso per sei mesi dai suoi monaci.

                                                                                   

Articolo a Cura di Francesco Fantini

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